mercoledì 10 giugno 2020

Speriam non finisca come il piano di Colao


ROSETO. “Progettiamo belle cose che i nostri epigoni porteranno a termine”. Così il sindaco, Sabatino Di Girolamo, ha presentato alla stampa il progetto del piano particolareggiato per il centro di Roseto. Per la cronaca, “epigoni” vuol dire “i nostri successori”, quelli che verranno dopo.

Non ho potuto partecipare alla conferenza stampa alla quale l'amica Marianna De Troia, addetta stampa del Comune – che ringrazio sempre per l'estrema gentilezza – mi ha più volte invitato. Non potevo assolutamente sottrarmi ad impegni familiari presi da tempo, oltretutto per me molto gratificanti. È ovvio, però, che l'affermazione del sindaco è condivisibile. I piani, sulla carta, presentano sempre bei disegni ed a volte anche buone idee. Questo di Roseto centro mi si dice non sarà da meno. A conferma, tra l'altro, le immagini dai resoconti apparsi sul web e senz'altro ciò che si leggerà domani.

Qui vorrei solo accennare, senza entrare nel merito, qualche questione metodologica. I piani particolareggiati, infatti, risalgono, come concezione, al 1942, ovvero alla legge urbanistica italiana n.1150 estremamente innovativa per i tempi. Erano pensati come un mezzo di attuazione del piano regolatore. Che cosa vuol dire? Significa che il piano regolatore detta le linee generali, come se abbozzasse un quadro, mentre il particolareggiato indica come attuarle, scendendo appunto nei particolari. Rimanendo alla metafora del quadro, se il piano regolatore disegna le strade, le aree, eccetera, il particolareggiato ci mette le casette dentro.

Su questo passaggio dal generale al particolare c'è tutta una storia. Una vicenda storica che racconta il fallimento dell'urbanistica italiana a causa proprio della sua mancata applicazione concreta o del suo stravolgimento con le varianti. Su tale dibattio, culturale e politico, si sono scritti centinaia di libri e versate tonnellate d'inchiostro.

A Roseto, comunque, questo particolareggiato dovrebbe dare attuazione ad un piano regolatore del 1990, che tra l'altro si tenta di cambiare praticamente da appena fatto. In qualche modo, dunque, il particolareggiato potrebbe anticipare in parte il piano futuro. Ma la procedura non è per niente breve. Se non ricordo male, la prima cosa è l'adozione in consiglio comunale. Subito dopo la delibera va inviata in Provincia. L'Ente di via Milli a Teramo, deve infatti controllare che non vi sia conflitto con il piano urbanistico provinciale.

La delibera stessa deve comunque essere pubblicata e depositata per 30 giorni in libera visione del pubblico. Chiunque, infatti, può presentare osservazioni. A quel punto il consiglio comunale deve riunirsi un'altra volta ed esaminare le osservazioni. Ciò fatto, il piano deve essere approvato di nuovo. Se la memoria non m'inganna, uno degli ultimi casi che ricordo a Pescara, partì ad aprile 2014 e finì ad agosto 2015. Insomma, l'esperienza dice che un annetto abbondante passa se tutto va di corsa.

Ed il “se tutto va di corsa”, bisogna intenderlo anche se non ci sono ricorsi al tribunale amministrativo e se tutto fila liscio in consiglio. Su questi atti, infatti, vige il principio di astensione del consigliere comunale che avesse beni interessati dal piano, oppure parenti prossimi interessati. In questo caso non può votare in consiglio comunale. Ed a Roseto, in passato, questo ha portato a grandi scontri in Aula, perché allora diventa fondamentale l'appoggio dell'opposizione. Naturalmente non si può dire oggi se ci siano tali incompatibilità, ma, ripeto, essendo la città piccola nulla esclude in teoria che la storia si ripeta.

La strada dunque è lunga. E gli epigoni, forse, dovranno aspettare non poco prima di veder realizzato il nuovo assetto urbano. Per rimanere al tema di questi giorni, allora, vien da citare: speriamo non finisca come il piano di Colao.

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