ROSETO. Tutto si può dire
meno che l'idea della Provincia di acquistare l'area del Pia Marta
per destinarla al liceo “Saffo”, non abbia suscitato dibattito.
Per evidenti motivi. Perché l'area è centralissima a Roseto. Perché
ha una storia che, con l'oratorio, si identifica in parte con la rinascita della città negli anni '60-'70 del Novecento. Perché
tocca il livello dell'urbanistica in un momento in cui il Comune
annuncia una miriade di nuovi piani, giustappunto urbanistici. E
perché, non ultimo, cade in un tempo non lontanissimo dalle elezioni
municipali della primavera 2021 (virus permettendo, ovviamente).
Tutto parte
dall'intenzione (o perlomeno da quella che la Provincia pare leggere
come una intenzione) di vendere l'area da parte della proprietà, la
congregazione religiosa Bresciana, storicamente insediata a Roseto. Non vi fosse
questa ipotesi, tutto il discorso sarebbe diverso. A questo punto, la
prima ad inserirsi nel discorso pubblico è stata Rosaria Ciancaione,
consigliera di “Liberi e Uguali”, che si è subito dichiarata
contraria alla eventuale nuova localizzazione del liceo
classico. Per motivi propriamente urbanistici, di spazi e parcheggi
ritenuti insufficienti. Posizione più o meno simile, la sua, a
quella dei “Cinque Stelle” rosetani.
Questa mattina,
all'hotel Liberty, è invece intervenuto William Di Marco, presidente
dell'associazione Cerchi Concentrici. Qui c'è una lunga storia alle
spalle, che parte almeno dalla metà del primo decennio del nuovo
secolo. Con un progetto ambizioso di un campus quasi a livello
universitario a Voltarrosto, nell'area ove dal 1986 c'è l'istituto
“Moretti”. Dietro questa ipotesi, c'è una idea di scuola e di
città, per la quale William Di Marco si batte da sempre. Cui il
progetto, elaborato dal “Moretti”, (lo vedete nelle immagini qui
riprodotte) ampiamente si ispira.
L'idea, in breve,
presuppone scuole elementari e medie in centro, alla portata di
bambino, ed un polo scolastico superiore in periferia della
città, Voltarrosto appunto. Un po' come a Giulianova con le
superiori più o meno nella parte alta del centro. Ma, soprattutto,
come in molte città europee. Non a caso il “Moretti” è noto per
i suoi scambi culturali con l'estero. Questa idea, dice William Di
Marco, metterebbe a fattor comune anche molte risorse. Ad esempio non
sarebbe necessario costruire nuove palestre, perché già ci sono. Si
potrebbe poi realizzare un “ostello” stile alberghiero per
ospitare scolaresce estere, eccetera, eccetera. Insomma, farebbe fare
a Roseto il salto di qualità ad una scala territoriale non solo
locale.
Nella conferenza stampa, Di
Marco ha ricordato che l'ipotesi del campus fu in qualche modo
sposata anche dal piano regolatore elaborato durante
l'amministrazione Di Bonaventura e poi naufragato nelle secche della
politica rosetana. Oltretutto la Provincia è anche proprietaria di
gran parte dei terreni dove dovrebbe sorgere il “campus”, quindi
si troverebbe doppiamente coinvolta nella vicenda.
La questione,
allora, investe più ambiti. Senz'altro quello comunale per quanto
riguarda le scelte urbanistiche. Senza dubbio quello provinciale sia
per il versante scolastico che, in parte, per quello urbanistico. E
poi la cosiddetta società civile, ovvero la città, che naturalmente
dovrebbe essere coinvolta in scelte che comunque incidono sulla
organizzazione urbana.
Come dire, un bel
tema. Affrontato bene? Per ora, non sembra. Se tutto finisce nel
tricarne pre-elettorale, infatti, è un guaio. Perché la questione
non è lieve. Una sede adeguata per il “Saffo” ci vuole. Un
campus sarebbe bello. Se la proprietà religiosa degli immobili
dovesse davvero vendere, anche la proposta della Provincia avrebbe un
suo senso. Insomma, tutta una serie di buone ragioni tra cui sarà
difficile trovare la sintesi. Eppure un punto di caduta occorre per
risolvere il problema. Ecco allora una questione politica: campus,
liceo, Pia Marta... A voi la scelta, ma scegliete però, una buona volta. Sarebbe riprovevole, infatti, se tutto si risovesse ancora una volta in chiacchiere.
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