ROSETO. Dieci consiglieri
collegati da casa e sette in aula. Il primo consiglio comunale in
teleconferenza necessitato, mostra qualche libreria alle spalle, una
sigaretta elettronica fumante, e la solita partenza “preliminare”,
quando ogni consigliere dice la sua a tema libero. Solite formalità,
seppur a distanza, dunque. Prima di passare a centro dei rifiuti,
regolamento del turismo e quant'altro.
Ma se la modalità
cambia, quest'ora iniziale caratteristica delle assise rosetane è
sempre ad un tempo inutile ed interessante. Inutile, perché è
semplicemente un pour-parler. Interessante perché lascia intravedere
il nesso tra il posizionamento politico di ciascuno ed i problemi
reali della città. La modalità remota, infatti, rende solo più
difficili i battibecchi personali, trasformandoli in gesti muti di
disapprovazione mimica, ma non cambia la sostanza delle cose.
Ecco allora che
l'unica comunicazione reale (l'oretta iniziale si chiama, appunto,
“delle comunicazioni”) la fa il consigliere Alessandro Recchiuti,
il quale annuncia che d'ora in poi il suo gruppo aggiungerà alla
denominazione “FuturoIn” quella de “Il Punto”, associazione
presieduta dalla professoressa Vanessa Quaranta che ha in Recchiuti
il suo rappresentante consiliare.
Parte subito dopo
la sequela. Tra chi voleva sanificare le strade (Rosaria Ciancaione);
chi se ne esce svelando forse senza volerlo che “l'opposizione a
telecamere spente è più propositiva” (Mario Nugnes); chi attacca
il governo e certi scienziati contraddittori (Enio Pavone); chi
presenta mozioni anti-tasse e pro-commercio (Adriano De Luca) e chi
ribatte: un momento, lo avevamo detto prima noi dell'opposizione di
togliere le tasse e ci avete dato dei populisti (Angelo Marcone). C'è
poi chi tenta sintesi tardo-democristiane tra maggioranza-opposizione
(Simone Aloisi); chi pensa al turismo, ma anche “renzianamente” a
ripartire (Marco Angelini); chi loda “l'orgoglio italiano”,
locuzione che più di destra sarebbe difficile by consigliere Pd,
Massimo Felicioni.
Insomma, è un
dire. Dal quale si capisce e non si capisce che gli equilibri
politici locali si muovono. Non si sa bene in quale direzione, però.
Apparentemente tutto sospeso a causa di questo tempo terrificante.
Con uno sguardo a Roma e l'altro in Regione. E si va avanti, in una
parentesi pomeridiana dove stare davanti allo smartphone a sentire il
consiglio aiuta a passare un pomeriggio un po' meno surreale di
quanti ne sono già passati. Manca però un qualcosa di originale:
una via rosetana più strutturata, una qualche strategia di fondo
meno fumosa dalla “pipa” elettronica dell'architetto “Peppe”
di Sante che ogni tanto rende il quadro piuttosto confuso.