martedì 3 dicembre 2019

La corsia ciclabile di Voltarrosto e la strana idea di città smart dell'architetto Di Sante

ROSETO. Se la domanda fosse: chi guadagna e chi perde voti dalla corsia ciclabile Voltarrosto-Roseto, la risposta sarebbe: nessuno. Anche perché la questione è abbastanza trasversale, con una parte della sinistra contro (Rosaria Ciancaione) ed una parte a favore (Pd e “Renziani”) e parte della destra che ha cavalcato la protesta (Enio Pavone) seppur con un attimo di ritardo. Quindi, penso che alla fine il gioco sia a somma zero. Altre sono le cose che contano per il voto locale, cioè amicizie e parentele da un lato e traino del clima nazionale dall'altro.

Piuttosto giova tornare sull'argomento per un fatto successo ieri sera in consiglio comunale. Dove, soprattutto l'architetto “Peppe” Di Sante, consigliere e presidente locale del Pd ha, in sostanza, tacciato di passatismo chi si oppone alla corsia ciclabile. Accusa tra le righe ripresa anche da Marco Angelini (molto moderato tuttavia nel suo intervento) ed anche (seppur in modo ancora più moderato e molto dialogante) dal sindaco Sabatino di Girolamo.

Sostiene dunque il buon “Peppe” Di Sante (penso sinceramente, credendoci in totale buona fede politica) che chi si oppone a questa corsia sia contro il progresso; non veda i cambiamenti del mondo; non capisca che il futuro non è dell'auto, ma delle bici (magari elettriche); che le città del domani saranno smart, leggere, vivibili e Roseto è ora che si adegui.

Bene. Anzi, benissimo. Sono d'accordo caro architetto. Ma non è che diventi smart se spruzzi striscie ciclabili dove capita come se, parafrasando il calcio, giocassi a “palla fa tu”. No, non sei smart se mi fai scendere una bici come un fulmine lungo una discesa ad un palmo di naso da un anziano che sale a piedi. Non diventi smart se, dopo decenni che hai fatto costruire a palla d'uovo, occupando tutto il terreno senza lasciare nemmeno lo spazio per mettere non dico una macchina, ma neanche un cassonetto; se dopo che hai dato da sempre mano libera alle palazzine insomma ora ti svegli e dici: togli la macchina dalle strade e lascia spazio alle bici smart perché il mondo è cambiato. E no, caro architetto: mi devi dire dove la metto la macchina prima che mi costringeranno buttarla per andare in bici elettrica.

Perché vedi, caro architetto-consigliere, essere smart non è segnare per terra con la vernice blu una striscia ciclabile. Quello vuol dire piuttosto essere contro chi va a piedi, non contro le macchine, che tra l'altro forzi dentro un budello di via che sbocca sulla nazionale senza semaforo e sai che casino si crea.

Essere smart vuol dire, ad esempio, vietare il consumo di suolo. Ed invece qui ci si appresta ad un nuovo piano che non si capisce cosa farà. Essere smart vuol dire bloccare nuove lottizzazione, ed invece la commissione consiliare che tu, caro architetto, presiedi si sta occupando proprio di lottizzazioni. Essere smart vuol dire ristrutturare i beni culturali invece di venderli (Villa Clementi) o farli deperire dentro impalcature perenni (Villa Comunale). Essere smart vuol dire completare il progetto dello stadio Patrizi abbattendo finalmente il muro e proseguendo, lì si, la pista ciclabile fino a piazza Ungheria. E potrei continuare.

Ecco, caro architetto, io sarei d'accordo con te se fosse davvero una politica smart la tua e quella che sostieni. Non che si accontentasse di un semplice segno visivo con vernice colorata. Abbiamolo davvero il coraggio, ma mettendoci di traverso di fronte agli interessi del mattone, non condannando poveri cristi a spiaccicarsi faccia al muro per non essere “acciaccati” da centauri in bici. E qui lo ammetto, è un po' più difficile. Meglio dedicarsi ad un ambientalismo a parole. Assai meglio, né convengo.

1 commento:

  1. Ottimo e ..abbondante 👏👏 ! Manca solo "non c'è tempo per valutare un'altra soluzione perché altrimenti si "perdono" i finanziamenti ! E allora ...sprechiamoli😥😥😥!

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