Sono andato a
vedere. Per guardare le facce dei ragazzi delle scuole scortati dagli
insegnanti a presenziare alla manifestazione. Per vedere l'effetto di
questa riproposizione del “mito” del risorgimento nell'epoca
della post-democrazia. Se effettivamente induceva le virtù civiche
declamate nei discorsi ufficiali o solo applausi di routine. Se un
busto scultoreo potesse tramettere l'dea di un modello eroico da
contrappore (senza volerlo, suppongo) alla gioventù attuale. Insomma
una storia dall'alto. Cui inchinarsi come si fosse uno preso dalla
folla di una realtà odierna considerata piccola piccola.
Si, perché –
fatte salvi meriti e buone volontà di tutti, organizzatori
benemeriti e partecipanti ufficiali – c'è sempre tal rischio in
queste cose. Perché non ci si pone mai la domanda: ma i “Mille”
di allora, i Patrioti Garbaldini, sarebbero stati contenti
dell'Italia che è venuta dopo? Era quella l'Italia per cui avevano
sgauinato le baionette fino a rimetterci la pelle? E questa Italia di
oggi, quella rappresentata dall'ufficialità delle occasioni
ufficiali, rispecchia quelle aspettative? O anche le aspettative di
rinnovamento del 1945-1948? O persino, avvicinandoci a noi, le
speranze di riforma del 1992-93?
La risposta – se
siamo sinceri fino in fondo – è: NO. L'Italia per cui ha combattuo
Garibaldi non era quella dei Savoia venuti dopo. L'Italia per cui si
sono battui dal 1943 al 1945 non era quella del dopoguerra. L'Italia
che aveva visto una lume nel 1992-1993 non era quella che ha prodotto
l'esatto opposto oggi. Perché l'Italia è così: vive a sprazzi, poi
torna nella quotidianeità.
Come torneranno
nella quotidianeità quei ragazzi di questa mattina, presenti per
obbligo scolastico. Presenti per dovere di studio. Quello studio che
ne conduce a centinaia di migliaia ad emigrare dopo il diploma o la
laurea perché qui non c'è lavoro. E quel che c'è è distribuito
per caste, per ceti, per censo. Esattamente come lo era ai tempi dei
Borboni, e forse peggio di allora.
Ecco si,
ricordiamo, retoriamo, bandieramo, intoniamo inni e lodi, facciamoci
i selfie. Ma ricordiamoci anche dell'oggi. Di come viviamo. Perché
se dovessimo applicare alla lettera gli ideali sociali del
risorgimento e della Costituzione, non so con chi dovremmo
prendercela. O meglio, temo di intuirlo.
Nessun commento:
Posta un commento