venerdì 25 aprile 2025

Un 25 Aprile

Ricordo il 25 aprile del 1975: trentesimo della Liberazione. Nella piazza principale della città ove vivevo, un tripudio di bandiere rosse. Non Bella ciao dagli altoparlanti del palco, ma Avanti popolo, alla riscossa, bandiera rossa... bandiera rossa... Il 15 giugno di quell'anno si sarebbe votato per le regionali e comunali, quelle del quasi sorpasso del partito comunista sulla democrazia cristiana.

Sul lato est della piazza, allora aperta alle auto, parcheggia un'Alfa Romeo 1300 super. Poggiato sul cruscotto, in bella vista, un bigliettino elettorale dieci centimetri per sette, autostampato: Al Comune vota il n.7, Centi Carmine, per la DC... Prudentemente mia madre dice a mio padre (era lui il n.7 in questione): “Gira quel coso, fa che ti sfasciano la macchina questi!”

La Dc era infatti considerata allora un partito quasi reazionario. Anche se il PCI ci faceva accordi sottobanco a iosa. Divenne un partito democratico e definitivamente antifascista quando scomparve, nel 1993.

Nel 2005, in occasione del sessantesimo della Liberazione, il professor Raffaele Colapietra, socialista storico, antifascista senza se e senza ma, scrive su Controaliseo, piccolissimo giornale di cui ero direttore-redattore(unico)-editore: “Allora come oggi a Milano un mare di bandiere rosse; le bandiere dei repubblicani e degli antifascisti, di Garibaldi e Matteotti, le bandiere che quella Costituzione l'hanno fatta, non solo declamata, non ci sono”.

Ecco, forse oggi ci saranno le bandiere arcobaleno o giù di lì. Ma la storia non cambia molto. Se la destra tuttora rifiuta il 25 aprile, la sinistra tuttora lo considera proprio. Così se il 25 aprile cade con la sinistra al governo, quella festeggia e quegli altri contro-festeggiano o si astengono. Se capita con la destra al potere, la sinistra manifesta inevitabilmente contro il governo. Siamo del resto l'inguaribile paese dei guelfi e ghibellini, dei bianchi e dei neri, dei juventini ed interisti o milanisti o quello che volete voi. Poi ammantiamo la cosa di alti principi, tanto per non sfigurare.

Non perché le differenze non vi siano. Vi sono eccome. Soltanto a noi piace ridurle in barzelletta.

Si è scritto qui, su questo blog, lo scorso anno, citando Piero Calamandrei, un altro padre della patria: “Il 25 aprile è anzitutto vittoria dell'uguaglianza morale di ogni creatura umana, senza distinzione di genere, di sesso, di condizione sociale ed economica”. E si è aggiunto: in questo senso il 25 Aprile appartiene ad una speranza, forse un mito, di un remotissimo avvenire.

P.s.: ah, nel 1975 avevo 12 anni, frequentavo la seconda media, ed ero incredibilmente attratto dalla politica. Un alieno, come dire!

1 commento:

  1. Condivido analisi e osservazioni, l'unica discriminante resta, è ovvio , la sostanza dell'evento epocale in questione , la discriminante antifascista

    RispondiElimina