Ricordo un dato di mezzo secolo or sono. Quando nell'Abruzzo interno, dove il patriarcato c'era davvero, arrivò una fabbrica statale che diede lavoro a circa 5 mila donne, quasi tutte con bassa scolarità. Quegli stipendi cambiarono di colpo la società. Quelle donne acquisirono consapevolezza non per astratta cultura (che altro non è che un portato sociale ed economico), ma perché alla fine del mese guadagnavano quanto i mariti e potevano mandarli a quel paese se fosse stato necessario.
Ecco, la miglior difesa per una donna è avere le spalle coperte economicamente. Non è, come ho sentito questa mattina a Roseto da una ragazza, ringraziare le istituzioni perché ci hanno permesso di manifestare: manifestare è un diritto di cui non bisogna ringraziare nessuno. Non è, come ho sentito un sindaco stamattina a Roseto, omaggiare una sua collega di partito o schieramento intonando dal pulpito civile della piazza: ad una donna, una madre, una professionista... peraltro parafrasando ben diverso slogan del tipo: sono Giorgia, eccetera, eccetera...
Personalmente auguro alle ragazze che ho visto sfilare stamattina a Roseto in difesa delle donne, di trovare un lavoro soddisfacente (in Italia lavora una donna su due, contro due su tre in Europa); di guadagnare un giusto stipendio (in Italia abbiamo i salari più bassi d'Europa); di dover emigrare solo per scelta e non per necessità (in Italia abbiamo il record della fuga di cervelli). Glielo auguro di cuore, perché se fanno uno sbaglio (e nella vita si sbaglia) possono sempre mandare a quel paese l'uomo, il compagno o l'amico sbagliato.
Tutto il resto è fuffa.
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