giovedì 14 dicembre 2023

Sul Pavone non tramonta il sole

immagine di repertorio
ROSETO. Premessa: questo post non ha nessuna utilità pubblica. E nemmeno privata. È scritto solo per i patiti di politica, per fortuna quasi estinti.

Dunque vediamo. L'altra sera Enio Pavone, già assessore socialista nei primi anni duemila, già sindaco di Roseto per il centro-destra dal 2011 al 2016, ha annunciato la sua candidatura alle regionali per la lista di “Azione” di Giulio Sottanelli. Ed il consigliere Francesco di Giuseppe (Fratelli d'Itaia) ha ricordato un po' i suoi trascorsi, con qualche ironia. E ci sta, naturalmente.

Ragioniamo però un po'... politicamente! Giulio Sottanelli, candidando Pavone, ha fatto l'unica scelta razionale che poteva fare. Per quale motivo?

Primo, perché Pavone voleva candidarsi a tutti i costi e quindi lo accontenta.

Secondo, perché così stabilizza la maggioranza del sindaco Nugnes.

Terzo, perché se le cose vanno bene in termini di voti “Giulio” può dire che è merito suo e di Pavone, se dovessero andar meno bene la colpa sarà solo di Pavone.

Quindi “Giulio”, ancora una volta, ha centrato il tema (politico). Ma c'è un ma. “Giulio” e la sua Azione, per stare tranquilli, a Roseto devono fare il pieno di voti. Perché se nella tua città, dove hai sindaco, assessori e nove-dieci consiglieri di maggioranza su dieci, non prendi una valanga di voti, nel mondo della “politica” che conta (i voti) ti cominciano a guardare sottocchio. 

Il problema di “Giulio”, più che di Pavone, è dunque prendere un botto di voti a Roseto. Ci riuscirà? Lo sapremo il 12 marzo. Tenendo presente che tutti, alleati ed avversari, faranno la campagna elettorale su di lui, cercando di ostacolarne il successo. Ma anche questo si vedrà il giorno appresso al voto.

Per quel che riguarda queste righe, invece, le elezioni regionali sono solo lo scontro-incontro tra due diverse burocrazie-politiche, tutto da vedere fino a che punto opposte. Per il quale queste righe medesime non si scaldano. Non v'è nessun interesse a tirar né in un senso né nell'altro per chi va ad occupar poltrone super-retribuite, ove è consentito anche cumular redditi e pensioni di diversa eziologia. No grazie, fate voi. L'incomodo della campagna elettorale fa parte del comodo che verrà dopo. A voi tocca il secondo, personalmente a me non và almeno l'incomodo del primo.

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