mercoledì 15 marzo 2023

Andiamoci piano con il civismo

ROSETO. Ricevo con molto piacere le comunicazioni-stampa che, non so come, gentilmente m'invia il candidato “civico” alla carica di sindaco di Teramo, l'avvocato Carlo Antonetti, che tra l'altro non conosco. Ed è proprio questa definizione civica che suggerisce una qualche riflessione più allargata sulla politica senza partiti alla quale oggi assistiamo.

Ritornano per certi versi alla mente le parole di uno studioso napoletano di fine ottocento–inizio novecento peraltro completamente dimenticato: Guglielmo Ferrero. Il quale rimetteva la legittimità del “governare” al suffragio universale una volta che la Grande Guerra aveva spazzato via per sempre il principio dinastico al quale le monarchie avevano per secoli appeso il ruolo di governo.

Ora, il suffragio universale, per i lunghi decenni del nostro dopoguerra, è stato appannaggio dei partiti, i quali lo hanno declinato all'amministrazione della cosiddetta democrazia delle masse dell'era industriale. Non abbiamo però più da pezza né la società industriale e nemmeno i partiti conseguenti. E neanche la cosiddetta “borghesia illuminata” che questi precedette appunto nella seconda parte dell'ottocento.

Ecco allora questo strano “civismo”, di cui anche qui a Roseto vediamo l'esito. Un civismo, almeno nel caso rosetano, che però sembra piuttosto identificarsi in “ceti di potere o di influenza”, più o meno locali. I quali, una volta vinte le elezioni, occupano di fatto le stanze del potere non meno di quanto le occupassero i partiti e – almeno nell'esperienza rosetana – paiono trattare gli elettori più come utenti-social che quali cittadini reali, i quali in tale veste non appaiono altro che come in una diversa forma di sostanziale sudditanza.

Personalmente percepisco tale “stile” di potere come una nuova forma di autoritarismo, più subdola di quelle classiche, ma non per questo meno preoccupante. Ora, se politica “civica” dovrebbe darsi, essa dovrebbe essere diversa da quella dei partiti e non apparire come una specie di “oligarchia dei nuovi” nient'affatto promettente tempi migliori.

Ecco allora che potremo render all'oggi – come è di moda – una affermazione di Ferrero di un secolo or sono, intromettendo tra parentesi la nota attualizzante: Ad esempio: “Nulla ha resistito alla nuova (politica) ma nulla la sostiene seriamente fuorché (i social)". Nonché, naturalmente, ben più concreti e legittimi interessi un tempo mediati dai partiti e prima'ancora dalla borghesia d'antan in cerca per ora di temporanea rappresentazione.

Andiamoci piano, dunque, con il “civismo”. Perché tra la fine dei partiti e la definitiva affermazione dell'era dell'intelligenza artificiale in realtà, in politica, ancora non si stabilizza un qualcosa che sia vagamente rappresentativo.

P.s.: auguro naturalmente all'avvocato Antonetti (foto) ogni successo e spero mi scuserà se ho preso la sua comunicazione a pretesto per le brevi righe testé postate a mò di riflessione appunto.

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