venerdì 2 dicembre 2022

Finché non s'arrabbiano, siamo salvi

Dice il “Censis” che cinque milioni e 600 mila italiani sono precipitati nella povertà. Abbiamo il maggior numero di “Neet” (giovani che non studiano e non lavorano) di tutta Europa. Siamo malinconici e temiamo la catastrofe atomica.

A me, tuttavia, per capirlo non serviva il rapporto 2022, reso noto oggi, del prestigioso istituto di ricerca, il Censis appunto. Basta uscire la mattina presto a prendere un caffé. Basta saperli vedere gli operai che a quell'ora già sono all'opera; basta osservarli i lavoratori costretti a fasce orarie di reperibilità di fatto di dodici ore al giorno e poi, lì dentro, l'azienda li può chiamare quando vuole; basta guardarli negli occhi, nella loro dignità, nella rassegnazione per capire che il lavoro, oggi, in tanti casi non dà più da vivere.

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro la schiavitù. Ma la nostra schiavitù non mostra le catene fisiche, ma quelle economiche. Che non si vedono, ma fanno male ugualmente. La nostra schiavitù è il lavoro malpagato, il lavoro vilipeso, il lavoro umiliato, il lavoro non riconosciuto. Se le nostre paghe non sono più sufficienti ad assicurare il benessere; se i nostri orari di lavoro non lasciano tempo libero, tempo alla vita, tempo ai nostri interessi, noi perdiamo la speranza del domani e con essa la fiducia nelle leggi, nella democrazia, nei governi, peraltro tutti più o meno uguali nella politica effettiva che praticano.

Se si dice che l'alternativa alla guerra è solo la guerra; se la nostra cosiddetta “cultura” non è in grado di prefigurare altro che la guerra; allora che volete? Si badi bene, la guerra può essere necessaria; difendersi da un invasore può essere l'unica strada; i fucili possono essere indispensabili a volte; ma se culturalmente, teoricamente, politicamente professiamo che solo la guerra è il mezzo di risoluzione delle controversie tra “Nazioni” (uso intenzionalmente il termine nazione); allora significa che la nostra “cultura” è finita. Solo il Papa, a ben vedere, lo ha capito. E solo il Papa, a ben vedere, rifiuta la guerra quale mezzo di risoluzione dei conflitti (e non è una contraddizioni in termini, si badi bene).

Non dovremo essere malinconici, allora? È già tanto non vi sia una grande rabbia repressa. Perché vivere un tempo d'ingiustizia ed applaudirlo è come stare in una pentola a pressione sperando che la valvola funzioni. Sempre.

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