A questo si aggiunge un turismo sempre più mordi e fuggi. Che cambia totalmente l'immaginario vacanziero. Le norme, da par loro, non fanno altro che assecondare il trend del mercato. Occorrerebbe un vincolo storico-ambientale per la spiaggia. Una spiaggia su cui il modo di “divertimento” è ormai incosciamente codificato.
Ricordo lo scorso anno una ragazza che mi colpì. Preparava caffè, spazzava il pavimento, apriva e chiudeva gli ombrelloni. E, soprattutto, si spaccava la schiena. Lei era – forse inconsapevolmente – il piccolo perno che mette insieme il movimento. Senza questi lavoratori, più spesso lavoratrici, il meccanismo non gira.
Abbiamo quindi da una parte un modello di sfruttamento del suolo-spiaggia, dall'altro un modello di impiego del lavoro. La politica è una nebuolsa lontana, indistinta, che non incide su tutto questo. Tutto questo che è del tutto indifferente ai diversi “colori” politici. La politica, vista da qui, mentre si lotta per conquistare un tavolinetto per l'aperi-cena, è un gioco di diverse arroganze che lottano per mantenere o conquistare una comoda poltrona. E niente d'altro!
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