Allora, provo a dirla più chiara che riesco. E so che l'amico William certamente non lo condivide. Mettiamola così: le questioni della cultura, la politica per la cultura, la cura dei libri, dei dipinti, delle opere d'arte, eccetera, in genere, non interessano a nessuno. Sono argomenti di nicchia, di super-nicchia a volte. La gente, per lo più, ha ben altri problemi. Le persone normali, giustamente, hanno cose ben diverse cui pensare ogni giorno. Al contempo però, proprio perché non interessano a nessuno, le questioni di cultura sono identitarie, appunto, per un luogo, per una politica, per una amministrazione. Proprio in quanto di nicchia, danno la cifra, il senso, il prestigio ad un fare politico.
Non si capisce allora perché il sindaco, Mario Nugnes, abbia platealmente spedito nel cestino la mozione del consigliere William Di Marco. Cosa gli costava accoglierla? William di Marco, poi, non è un consigliere qualsiasi. È un super-moderato. Ed è stato addirittura docente, diretto od indiretto, di alcuni membri dell'attuale amministrazione, nella sua veste di “storico” professore del “Moretti”. Proprio riconoscendo questo ruolo, qualche mese prima di respingere senza complimenti la sua mozione, l'attuale assessore alla cultura, Francesco Luciani, gli aveva addirittura “offerto” (tra virgolette) la sua poltrona assessorile (accadde durante la conferenza stampa di presentazione della “Settimana della fratellanza”).
La scelta quindi di “scontrarsi” (sempre tra virgolette) con William, credo avvenuta scientemente, lascia piuttosto sorpresi. Intendiamoci, è una scelta politica legittima: dare un segno di irriverenza verso il notissimo professore può essere un carattere distintivo. Perfetto, ma a che pro? In vista di quale progetto politico? Ecco il punto che a queste righe sfugge. Insomma, che gliene viene al sindaco ed ai suoi da questo atteggiamento? Qual è il retroscena politico dello stesso?
In attesa di avere qualche elemento in più per capire, si registra però un altra cosa. Domenica scorsa, a Giulianova, c'è stata una manifestazione culturale che ha visto protagonista l'associazione “Il Faro”, che è di Cologna, quindi di Roseto. Proprio l'assessore Francesco Luciani è stato ospite dell'iniziativa. Ebbene, magari è una svista, magari è una cosa da niente, ma nel comunicato ufficiale del Comune giuliese successivo alla cerimonia, il nome dell'assessore rosetano nemmeno compare. Ripeto, non è certo un caso diplomatico-istituzionale tra due repubbliche marinare, però una volta, gli osservatori della politica, a questi particolari facevano caso. Adesso non so.
Ecco, dunque: è vero che la cosiddetta “cultura” non serve a nulla. Però fa immagine, produce una sorta di diplomazia. Fare i duri su queste cose, boh: francamente non saprei cosa dire.
Nessun commento:
Posta un commento