Un anno prima c'era stata la strage di Piazza Fontana: una bomba alla banca dell'agricoltura di Milano aveva inaugurato a suon di gente ammazzata la strategia degli opposti estremismi. Poche notti prima si era avuto il tentativo di golpe Borghese, oscura pagina di una repubblica sempre in bilico sull'abisso autoritario. Era stata da poco approvata, però, la legge sul divorzio. Imperversava l'influenza asiatica, un morbo che fece migliaia di morti e nessuno se ne accorse. In provincia tutto ciò arrivava attutito. E, soprattutto, non fermava l'impetuoso avanzare del progresso.
Così, in un sereno pomeriggio del 11 dicembre 1970, ecco i miei nonni materni arrivare per il caffé. Mio padre usciva dall'ufficio alle 14.00. Divorava alla velocità del suono le prelibatezza che la mamma metteva in tavola. Appena pranzato eccolo rivolgersi a mio nonno: “Dài, andiamo a vedere l'autostrada...” Quell'undici dicembre di cinquat'anni oggi, infatti, apriva l'ultimo tratto dell'Aquila-Roma, l'autostrada A24 che, si diceva allora, avrebbe rotto l'isolamento atavico dell'Abruzzo.
Detto fatto. La potente Alfa Romeo Giulia TI 1600, grigio metallizzato, mangiava la strada. Il tachimetro a nastro-rosso sempre inchiodato sui 150 orari. Non c'erano autovelox, né stupide rotonde. Quando l'auto rallentava, l'indicatore della velocità rimaneva incollato, perché scendeva più lentamente dei giri del motore.
L'autostrada allora si fermava al raccordo anulare. Poi la Tiburtina, Portonaccio. Viale Regina Elena. Si costeggiava la stazione Termini ed ecco piazza della “esedra”. Un rapido caffé sotto i portici, bar “Piccarozzi”. E via, riuscendo per la Nomentana. Di nuovo l'autostrada: liscia come olio: piena di viadotti e gallerie: orgoglio dell'ingegneria moderna. I sei fari (compresi gli antinebbia) della Giulia mordevano l'asfalto nella nebbia. Il mondo sembrava sorridere malgrado le avversità. La certezza che i bambini di allora avrebbero avuto un futuro più lieve.
Illusioni. Tutte illusioni. Il breve bagliore di una curva della storia. Comunque ricordi. Infanzia. Un padre a suo modo anticonformista. La mitica Giulia TI. E va a pensare che il mondo sarebbe rimbicillito al punto di non riconoscersi.
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