ROSETO. Terzo giovedì
consecutivo di consiglio comunale. Questa volta, però, non in
modalità mista, un po' collegati da casa ed un po' in Aula, ma con
tutti i consiglieri in presenza fisica, seppur sparpagliati negli
spazi ove un tempo sedeva il pubblico, per via della nota emergenza
naturalmente.
Per discutere cosa?
Anzitutto di alcuni punti rinviati due settimane fa: il centro di
riuso dei rifiuti in zona “Fonte dell'Olmo” e il regolamento per
la gestione della tassa di soggiorno. Due punti, tra l'altro, che se
non si fossero discussi per nulla sarebbe stato meglio. Il centro dei
rifiuti, infatti, è quanto di più sbagliato possa capitare nella
zona dove vogliono piazzarlo. La tassa di soggiorno, quest'anno di
fatto non vi sarà e quindi transeat.
Orbene, cosa si
captava dalla discussione fino alle cinque del pomeriggio? Si
percepiva che di questo centro del riuso tutti o quasi lodano l'idea,
ma l'opposizione, in particolare Rosaria Ciancaione che in sostanza
ha sollevato il problema, contesta la localizzazione. Ma,
soprattutto, quello che si rimprovera all'amministrazione (i
consiglieri Pavone e Recchiuti lo hanno fortemente sostenuto) è la
mancanza di confronto con i residenti. La critica, vale a dire, instà
su una questione democratica.
Che vuol dire
questo? Significa che l'opposizione, più o meno riconducibile alla
“destra” - eccetto Rosaria Ciancaione, che sta a
sinistra-sinistra – accusa la maggioranza, più o meno
riconducibile alla “sinistra”, di non ascoltare i cittadini; di
non coinvolgerli; di non confrontarsi con loro; di non considerare le
loro preoccupazioni e le loro esigenze.
Ecco, una accusa
tipicamente di sinistra – se vogliamo divertirci a ragionare con le
vecchie categorie – portata da destra. Del resto Pavone ha proprio
detto di “essere di destra tra virgolette”, aggiungendo “io non
mi sento di destra”. Ragioniamo un momento in astratto. Cosa
coglie, forse senza volerlo, l'opposizione di un consiglio comunale
di una città medio-piccola? Coglie un punto della politica di oggi,
a tutti i livelli, dal nazionale al locale: l'essere paternalista; il
considerare i cittadini degli scolaretti da indottrinare; il decidere
per loro qual è il loro presunto bene.
Lo vediamo
benissimo a scala romana proprio nella gestione della tragica
emergenza che si sta vivendo. Lo vediamo ai livelli regionali. La
politica cerca l'immagine, la propaganda, rincorre consenso. Il
merito delle cose viene dopo. L'efficacia dei provvedimenti è del
tutto secondaria. La loro reale applicazione, pura casualità.
Questo è lo stato
della nostra politica oggi. Ma non è solo il sindaco e gli assessori
di Roseto a volerlo. Lo fanno tutti. Anche se, bisogna dire, la
prepotenza politica – ed a livello nazionale è chiarissimo – può
essere esercitata meglio da governi che si definiscono di “sinistra”.
Quando analogo comportamento viene da esponenti della destra,
infatti, passa molto meno liscio. Il discorso, tuttavia, resta
generale.
Così, cari
cittadini che, giustamente, vi opponete al centro del riuso, a meno
di intoppi e cavilli non politici che possono sempre capitare, è
probabile che vi becchiate questo progetto senza se e senza ma.
Perché lo vuole il buon assessore Nicola Petrini. Perché lo vuole
l'amministrazione e la maggioranza. Perché così si è deciso.
Perché non si torna indietro da decisioni sbagliate.
Appunto, è una
questione democratica. Ma di una democrazia che non c'è più da un
pezzo. La lamentela, anche a Roseto stasera, è venuta da “destra”.
È proprio vero: “lu munne s'ar proprio votecato”,
come si suol dir!
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