giovedì 29 aprile 2021

Eppur non ce ne accorgevamo

La notizia dell'arresto in Francia di alcuni protagonisti della stagione del terrorismo italiano di quarant'anni or sono riporta alla mente il mio esser stato ragazzo negli anni '70. Ed esserlo stato in una famiglia ove la politica non era un'estranea. Quegli anni di bombe e di attentati io li ho vissuti, seppur nella derivazione che potevano avere in provincia. Eppure non ho ricordi particolari.

La Tv faceva vedere le immagini degli attentati nei telegiornali bianco e nero. Eppure la vita continuava. Si andava a scuola, che era anche una “palestra” di politica. Si andava al mare. Ci si innamorava. A Roseto, per dire, costruivano un palasport per certi versi modernissimo. La vita non si fermava. Il terrorismo c'era, ma non stravolgeva più di tanto.

Ieri, ho riaperto un po' la mia scatola del tempo. Che è quasi più drammatzzata oggi che allora. Perché c'è questa differenza di fondo: la spettacolarizzazione e la drammatizzazione che oggi c'è delle cose. E che ci sta facendo diventare degli alieni.

sabato 24 aprile 2021

25 Aprile: stanco ritualismo

Nei racconti di mia nonna il 25 Aprile era soprattutto un episodio. Mia nonna era una contadina. Non sapeva cosa fossero fascisti e comunisti. Per lei c'era la terra e la voglia di campare un po' meglio. Il 25 Aprile era per lei soprattutto la fine della guerra, delle bombe, dei “tedeschi che razziavano le bestie nelle stalle”, più che della riconquistata libertà, che non le cambiava poi molto le quotidiane condizioni.

Quella mattina – mi raccontava – vidi arrivare zio Os.....ldo. Vestito tutto punto da partigiano. Armato con un vecchio archibugio scarico che chissa dove aveva trovato. Lui che per tutta la guerra si era imboscato. E che se vedeva un tedesco lontano un miglio scappava dalla paura. Diventò socialista o comunista non ricordo...”

Il 25 Aprile in un paesino dell'interno, traguardato da una contadina, non era che una Festa come un'altra. “Quando tuo nonno tornò dalla guerra – mi diceva – dovette emigrare: non c'era lavoro. Io di politica non capisco niente, aggiungeva”. Difatti andava a votare perché era “obbligatorio” e votava come gli diceva il prete del paese, malgrado le grandi discussioni, quasi risse, con mio padre, che con il prete proprio non andava d'accordo per niente.

Ecco, il 25 Aprile 1945 è stato forse l'illusione di un momento. Per alcuni. Dopo, solo una Festa qualsiasi. Occasione per sfoggiare il vestito buono. E mettere sotto i denti qualche “pastarella alla crema”, allora un miraggio tra i contadini. Tranne per i reduci più o meno come quello zio e dei vari funzionari di partito, che sfilavano impettiti pronti alla... rivoluzione! Naturalmente, la rivoluzione della pastasciutta e delle tagliatelle al sugo.

Ed oggi? Penso che se un ragazzo del 2048 (ammesso esista ancora la palla terracquea in quella data) chiedesse al nonno: “Nonno, cos'è la Libertà?” magari si sentirebbe rispondere: “Boh, una roba che avevano nel 1945!”.

lunedì 19 aprile 2021

Compleanno amaro per il teatro comunale di Atri

ATRI. Compie 140 anni il teatro comunale di Atri. L'anniversario verrà ricordato con una manifestazione, purtroppo solo on-line, data la pandemia. L'edificio – ricorda in una nota-stampa il Comune di Atri – venne inaugurato nel 1881. Architettura di stampo neoclassico, facciata sulle orme del celebre teatro alla Scala di Milano, il teatro atriano si presenta con una sala semi-elittica davvero graziosa. Una “bomboniera” finemente decorata ed arredata con stile elegante e raffinato. Il segno di quei tempi, con tratti di gentilezza che noi neanche ci sogniamo. Ed anche di una architettura evocativa di una società ristretta e pur borghese che persino in provincia ripeteva gli stilemmi di ben più importanti città. Non sono stati pochi, tra l'altro, gli spettacoli che il teatro di Atri ha ospitato nella sua lunga carriera. Oggi, come tutti i teatri, attende di essere nuovamente fruito. Sperando si metta presto fine a questo bando per larghi versi incomprensibile delle rappresentazioni culturali, che davvero non paiono mettere a repentaglio la salute di chicchessia.

sabato 17 aprile 2021

Ma Speranza a casa non sta

TERAMO. Ma davvero? Ma ho letto bene? Il ministro Speranza, quello dei lockdown sempiterni, viene a Teramo nei prossimi giorni? Cioè, fatemi capire, varca i confini del suo comune, i limiti della sua provincia, i cantoni della sua regione, che poi dir oggi regione è come pronunciare confine di Stato, ed a noi? A noi ci dice da più di un anno state a casa, state a casa, state a casa?

Ma già, Lui – assicurano i benpensanti – gira per lavoro. Un momento, posto che il far politica sia un lavoro e non un servizio, era proprio necessaria la sua presenza in... presenza a Teramo? Non si sarebbe svolta lo stesso quell'iniziativa pubblica senza di lui? Non poteva inaugurare in remoto, come pretende da molti di noi?

Certo, formalmente la sua divenuta è legittima. Moralmente e politicamente è però discutibile. Per un politico che è riuscito a trasformare una necessità sanitaria nella nuova ideologia della sinistra; per un uomo di governo che pare integrare il Sol dell'Avvenire in qualcosa che i novelli “proletari” devono osservare solo dietro una finestra, magari dotata di sbarre antintrusione qualora il proletario in questione non vivesse casualmente in un'attico; per un ministro del "chiusurismo" ad oltranza insomma, sarebbe d'uopo dare l'esempio e non muoversi lui da casa. Almeno darebbe un senso ad un post-comunismo che al posto della falce e del martello pare aver sostituito un divano, sempre meglio che peggio, va da sé.

Si spera allora – anzi, si è sicuri non lo farà – almeno si astenga dal gustare qualche caffé al banco. Sarebbe una imperdonabile disparità di trattamento. Oltre che un pericolo, come scienza dixit. Mi raccomando, Onorevole-Deputato-Ministro-Eccellenza Speranza, se proprio non può farne a meno, caffé da asporto e pranzo al sacco, consumati a prestabilito distanziamento. Come tutti gli altri, per gentilezza.

giovedì 15 aprile 2021

“Il Punto” vuol far rinascere l'Arena Quattro Palme

Vanessa Quaranta ed Alessandro Recchiuti

ROSETO. Conosco una persona che ha più o meno l'età di Filippo. Il consorte di Elisabetta d'Inghilterra, voglio dire. Per la verità qualche anno in meno. E per fortuna è vivente. Un tempo, quando non eravano “reclusi”, passava l'estate a Roseto, ed ogni volta mi diceva: “Da ragazzo venivo qui a giocare a basket. Io stavo con la Virtus Teramo. Serate meravigliose”. Ho sempre sospettato che avesse avuto anche qualche piacevole flirt, nonostante non lo abbia mai voluto confessare!

Questo panegirico per dir cosa? Semplicemente che l'Arena Quattro Palme, non è stato solo un campo di basket, un Arena di festival anche politici, un luogo di musica, pattinaggio e tanto altro. L'Arena è stato un pezzo di storia del '900 rosetano. Uno “stadio” dentro la città che ha visto momenti di basket intensissimi, anche di carattere internazionale, divenuti poi leggenda. Un pezzo di città bello, allegro, giovane, spensierato, come era in parte la Roseto del dopoguerra. Un brano di città che oggi versa in un degrado insopportabile, al pari della Villa che le sta di fronte. E sulla quale l'associazione “Il Punto”, questa mattina ha voluto tenere una conferenza stampa.

L'associazione presieduta dalla professoressa Vanessa Quaranta, che ha per riferimento il consigliere comunale e provinciale Alessandro Recchiuti, ha scelto infatti questo luogo simbolico; questo caposaldo della “topografia” sociale ed urbanistica di Roseto, per presentare una sua proposta. Una proposta concreta, inseribile nella programmazione attuale della cosiddetta “rigenerazione urbana”. Anzi, una proposta che invererebbe quella stessa programmazione rendendola funzionale all'acquisto dell'Arena dalle Ferrovie dello Stato, che come è noto hanno deciso di cederla al Comune in una vendita già approvata all'unanimità dal consiglio comunale.

Nel parterre dell'Arena, questa mattina, i disegni di quello che potrà ri-divenire questo spazio, redatti dall'architetto Dante Massari, che de “Il Punto” fa parte, sono stati resi pubblici. Per la verità non solo quelli, visto che Dante Massari, nel tempo libero, si diletta a ripensare un po' il tessuto della città, ad esempio pensando ad un anfiteatro su viale Makarska, al Mercato coperto di via Latini, all'abbattimento delle barriere architettoniche, ai parcheggi, eccetera.

Oltre l'aspetto tecnico – tuttavia non secondario, se si pensa tanto per citare al sistema per l'accesso dei disabili alle tribune dell'Arena o all'utilizzabilità dell'impianto per il basket in carrozzina – al di là di ciò, si diceva, non sfugge l'aspetto politico che questa associazione, con all'interno giovani e donne (appunto la presidente è una donna) vuol proporre. Lo ha detto chiramente Alessandro Recchiuti: partire da una idea di città; da un disegno di parti urbane; ed aprire al dibattio pubblico.

L'Arena è un simbolo, come si diceva, di tale approccio. Un simbolo che fa parte di una opposizione programmatica (così l'ha definita Vanessa Quaranta), che intende rivolgere un messaggio, giustappunto di programma. Partire dalle cose, dunque. Offrire soluzioni realizzabili. Inserirle un un contesto di fattibilità tecnica ed amministrativa. Questo pare, in sintesi, il discorso. E pare interessante, perché – adesso mi sbilancio un pò – in questa giovane presidente si nota una professionalità ed una passione di cui forse soltanto una donna può essere capace.

Ne sono francamente incuriosito, da osservatore vecchio e distaccato della politica. Vi scorgo un'impronta civica. Come evolverà non lo so. L'approccio, tuttavia, mi pare – come si usa dire oggi – serio. Ecco, questa parola: serio. Forse troppo, aggiungo da vecchio scapigliato. Ma ho l'impressione che la Roseto politica, la Roseto delle sterili contrapposizioni politiche-personalistiche, con “Il Punto” dovrà fare i conti. Comunque la si pensi, questi qui fan sul... serio! E sanno farlo, ho come l'impressione.

sabato 10 aprile 2021

Che stress, le elezioni!

ROSETO. Dai frammenti di una conferenza stampa spammata un po' sui social, sembrerebbe che il Pd rosetano conti assai sull'urbanistica nei sei mesi che restano di qui alle elezioni municipali. In particolare, si farebbe affidamento su tre piani. Un “particolareggiato” per il centro-città, cioè in breve far costruire un po' più appiccicati rispetto alle distanze che vorrebbe una norma vecchia di 53 anni; un “piano sui vincoli decaduti”, che al succo va a rendere costruibili aree da tempo vincolate; un “piano d'assetto per il Borsacchio”, che nient'altro è se non dare qualche libertà edilizia in più nella Riserva.

Si punta, insomma, sul mattone. Sperando che tiri qualche votarello alla propria parrocchia. Il che è possibile, naturalmente. Che poi tutta 'sta urbanistica serva pure è da vedere. I piani, infatti, riguardano il “come” si fanno le cose, ma le “cose”, o le case, bisogna farle. Ed i piani nulla garantiscono sul risultato. Basti dire che viale Makarska, ad esempio, è frutto di un piano. Come sempre un piano ha combinato i pasticci dell'autoporto, di cui tuttora si dà battaglia nei tribunali.

Buon vento, comunque. Le elezioni, si sa, sono una partita a scacchi. Ma qui, la mossa del cavallo, finora, non si intravede.

lunedì 5 aprile 2021

Come dire, bei tempi

Cosa capitava vent'anni or dì, nella primavera del 2001, da queste parti dell'Abruzzo? E chissenefrega, direte voi. A me niente, ma siccome devo ingannare il rouge di questi tempi penitenziali, ve lo infliggo (potete sempre girare pagina, pardon link) naturalmente.

Dunque raccontano vecchi ritagli di giornale che nell'aprile di quel lontano 2001 c'era un partitino. Si chiamava “Udeur”. Lo aveva fondato, guarda caso, Clemente Mastella, un evergreen inossidabile. Non ebbe grandi fortune elettorali, ma già al tempo, nell'eterna ricerca di “centro” della politica italiana, quel che rimaneva dell'Udeur abruzzese voleva appoggiare un altro partitino centrista, cui aveva dato vita l'ex-segretario della Csil, il palermitano Sergio D'Antoni. Pensate che in tal contesto, arrivò a Pescara niente meno che l'ex-pluri-presidente del consiglio, Giulio Andreotti, allora 82enne se non ricordo male.

I governanti la regione Abruzzo, invece, a quelle date viaggiavano molto all'estero (allora si usava). Dopo aver visitato la Palestina e l'Australia, infatti, toccarono anche il regno di Giordania, proprio quello che nei giorni attuali è al centro di cronache su un tentativo di soffiare il trono avvenuto a corte.

Il presidente del Senato dell'epoca, invece, si chiamava Nicola Mancino, un arcigno democristiano avellinese raramente visto sorridere in favore di telecamere. Era definito un uomo tutto d'un pezzo. Il 7 aprile venne a Teramo a ritirare il “Premio Borsellino”.

Intanto quell'anno c'erano le elezioni politiche nazionali. In Abruzzo si presentarono 7 liste alla Camera ed 8 al Senato, più 13 liste per la quota proporzionale. Vigeva infatti un maggioritario-corretto definito “Mattarellum”, dal nome di Sergio Mattarella, attuale Capo dello Stato, che lo aveva inventato da deputato del Partito Popolare. In totale, in Abruzzo, si contesero l'elezione in parlamento ben 119 candidati.

Cosa succedeva d'altro? Tantissime cose. Ad esempio, all'allora vicepresidente della Regione, il mitico Rocco Salini, i parchi abruzzesi sembravano un po' troppo extra-large. Il ponte pasquale di quell'anno fu però abbondante quanto a presenze turistiche, mentre a Pescara si tenne l'Ecotour, rassegna turistica assai gettonata dai personaggi politici in vista nel frangente. E pure la ministra dell'allora Ds, mi pare così s'appellasse l'odierno Pd, Livia Turco (chi se la ricorda?) arrivò in Abruzzo per parlare delle misure di sostegno del governo in favore delle famiglie meno fortunate.

Come dire, bei tempi.

giovedì 1 aprile 2021

Cari bau, tocca anche a voi!

Cari bau, credevate che a voi lasciassero libertà di scodinzolare dove cavolo vi gira? Libertà condizionata anche per voi. Guinzaglio e zitti, per cortesia! Mica il lokdown è una esclusiva dei bipedi!

Certo, voi bau siete un po' più fortunati: vi tocca il divieto solo in certe aree. A noi, invece... 

Ma non crediate vi acconsentano di fare il comodo vostro solo perché fate bau-bau. C'è sempre qualcuno più puro che vi epura. A voi è toccato il Fratino. Ben vi stà!